Comunicato stampa nazionale del 2 marzo 2017
Le Associazioni da sempre schierate a difesa dei lupi hanno raccolto in un decalogo le principali ragioni in favore della necessità di proseguire nel percorso di tutela che da 46 anni impone nel nostro Paese il divieto di uccidere anche un solo lupo. Inviato ai Presidenti di Regioni che presto torneranno ad esprimersi sul "Piano Lupi", il decalogo riporta la posizione dei maggiori ricercatori mondiali sul lupo, unanimi nel sostenere che le uccisioni non comportano alcuna diminuzione delle predazioni.
In questo senso si sono già espressi undici Presidenti di Regione, che hanno pubblicamente preso posizione contro la possibilità di uccidere i lupi, sostenuta solo dal Ministro Galletti e dagli allevatori.
Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e Puglia: uno schieramento di schiacciante maggioranza, che rappresenta più del 70% dei cittadini italiani all'interno della Conferenza delle Regioni, e che avrà come conseguenza lo stralcio del capitolo III.7 dal Piano Lupo, quello che dispone gli abbattimenti in deroga al regime di protezione imposto dalla Direttiva Habitat.
Un chiaro NO agli abbattimenti, nessuno spazio a ripensamenti sul Piano Lupo, ribadito ieri anche dal Presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, sulla sua pagina Facebook, in risposta ad un messaggio inviato dalla sede LAV di Pescara.
"Siamo molto felici per il segnale che ci arriva dall'Abruzzo, una Regione che da tempo ha dimostrato concretamente che la convivenza con i lupi è possibile", affermano le Associazioni LAV, ENPA, LIPU, LAC, LNDC, ANIMALISTI ITALIANI, LEIDAA.
D'altra parte, nessuna positiva correlazione è riscontrabile tra uccisioni di lupi e calo delle predazioni: un'evidenza scientifica indirettamente confermata anche dallo stesso Ministro Galletti, strenuo sostenitore degli abbattimenti, quando afferma che ogni anno almeno 300 lupi cadrebbero vittime dei bracconieri. Uccisioni che però non comportano alcuna riduzione delle proteste degli allevatori.
"La deroga - fortemente voluta dal Ministro dell'Ambiente - alla rigorosa protezione del lupo che l'Europa ci impone, è una misura ingiusta, sbagliata e pericolosa per le conseguenze che avrebbe sulla popolazione dei lupi, già tanto ridotta. Una misura fieramente avversata dagli italiani, come dimostra la grande mobilitazione, che prosegue in difesa di un animale che è anche simbolo della natura del nostro Paese" concludono le Associazioni, determinate a non abbassare la guardia su quella che ha ormai assunto i caratteri di una fondamentale battaglia di civiltà.